N°0, copertina di Buzzi, Diegoli, Mazzacurati

N°0, copertina di Buzzi, Diegoli, Mazzacurati

La storia di Viaggio Distruzione comincia nel lontano 1993 sui banchi del Primo Corso di Fumetto di Ferrara, tenuto dai fumettisti Germano Bonazzi e Nicola Mari presso l’Istituto d’arte Dosso Dossi. Grazie a quelle picaresche lezioni serali passate tra scherzi telefonici, errori prospettici e anatomici conditi da frettolose correzioni col bianchetto, una generazione intera di inesperti artisti ferraresi impara a conoscersi e inizia a collaborare.

Dopo la mostra collettiva Macchie Nere, vetrina itinerante degli elaborati concepiti durante il corso, gli allievi Francesco Buzzi, Michele Diegoli e Matteo Mazzacurati decidono di dar vita a una fanzine di fumetti, illustrazioni e racconti e lanciarsi in pasto al pubblico. Viaggio Distruzione (VD) nasce così, nel pomeriggio di un giorno tutt’altro che qualunque. La scelta del nome è stata alquanto sofferta e tra i tanti titoli coraggiosi e controversi bocciati dai triumviri si ricordano perle come “Aibi”, “Salama da Sugo”, “Lavori in Corsa” e altri di cui si è ormai – fortunatamente – persa la memoria.

Viaggio Distruzione – La Rivista dei Giovani Artisti Ferraresi (come leggeva il sottotitolo) viene pubblicata tra il 1993 e il 1996 per un totale di 2 numeri zero, 3 numeri regolari e uno speciale, tutti di circa 60 pagine e con cadenza semestrale. La fanzine accoglie tra le sue pagine una folta schiera di illustratori, fumettisti, scrittori e graffitisti in erba (non solo reduci dal corso di fumetto ma anche provenienti da altre realtà cittadine). VD, stampato su carta da fotocopia in bianco e nero (e dal numero 2 con copertina a colori), viene distribuito nelle fumetterie della città e inizialmente è in formato A4, poi gli alti costi della carta richiedono a una riduzione del formato all’A5. Il prezzo di lancio è di 1000 lire per 60 pagine. La fogliazione delle uscite successive rimane invariata ma il prezzo viene portato prima a 2000 e poi, con l’inizio della serie “regolare”, si assesta sulle 3000 lire. I ricavi delle vendite vengono utilizzati come fondo cassa per la realizzazione dei numeri successivi.

Durante la sua vita editoriale VD ha accolto tra le sue pagine, oltre alle opere dei tre fondatori, i lavori e le idee di artisti come Alessandro Passerini, Paolo Campailla. Thomas Campi, Roberto Zaghi, Donald Soffritti, Mila Bonvicini e tanti altri. Nel 1996 viene varata la collana di speciali Quelli di VD, volumi monografici in formato A4 dedicati di volta in volta a uno degli autori della rivista. Lo speciale viene seguito dal famigerato N°3 della serie regolare, perfetto dal punto di vista dell’impaginazione e dei materiali di stampa ma eccessivamente costoso. Il salto di qualità coincide anche con un periodo particolarmente felice per molti dei collaboratori della rivista che iniziano le loro prime esperienze professionali o “fuggono” dalla città per seguire vari percorsi di studi. Il gruppo VD si scioglie e la rivista conclude il suo percorso cartaceo. 

Ad alcuni anni di distanza dall’ultima uscita, VD torna a nuova vita in formato “virtuale” come Rivista Elettronica dei Giovani Artisti. Dal 1999 al 2002 il sito VD si trasforma in una vetrina che ospita le gallerie di artisti e grafici emergenti come -ROM-, Ivan Zanchetta, Paola Trebini, Stefano Baldo, Alessandro Borroni e molti altri, oltre a vedere il ritorno di alcune vecchie colonne portanti della rivista cartacea (Thomas Campi, Alessandro Passerini e Paolo Campailla). Pur essendo ancor oggi consultabile (per chi avrà la pazienza di cercarlo), il sito cessa ogni attività nel 2002.

L’avventura di VD può dirsi a tutti gli effetti felicemente conclusa. 

O forse no…

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Un’inquietante panoramica dei creatori di VD (Francesco Buzzi, Michele Diegoli e Matteo Mazzacurati) ieri e oggi. Brivido

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Lo staff VD (Diegoli, Buzzi, Campailla, Bonvicini, Passerini e Mazzacurati) in trasferta a Lucca, 1993

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